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A tu per tu con: Eulalio Viola, in arte Viò

Viò, Eulalio Viola – 50 anni di pittura” è una celebrazione del percorso artistico di Eulalio Viola, conosciuto affettuosamente come Viò, curata da Giuseppe Frangi. L’evento si tiene al Centro Culturale di Milano dal 6 al 20 aprile 2024 e marca un momento significativo: dopo aver tenuto private le sue opere per anni, Eulalio ha accettato di condividere la sua arte con il pubblico.

Eulalio ci appare come un uomo semplice, con un forte legame familiare e una profonda passione per l’arte. Questa passione si è risvegliata dopo un lungo periodo di pausa dalla pittura, durante il quale ha sviluppato un nuovo stile e una rinnovata vitalità espressiva.

La mostra offre uno sguardo personale dell’artista, raccontando la sua storia e l’evoluzione creativa. Fin da giovane, Eulalio sentiva il desiderio spontaneo di creare, nonostante non avesse alcuna influenza artistica familiare. La sua ispirazione deriva dalle esperienze personali, dalla frequentazione di musei e gallerie, e da figure importanti come il pittore Adriano Fossà, che Eulalio considera suo maestro.

Viò ricorda come l’arte sia stata una presenza costante nella sua vita, anche quando le circostanze lo hanno portato lontano dalla pittura per quasi 30 anni. La ripresa del suo interesse artistico è segnata dal ritorno alla pittura e dalla realizzazione di nuove opere, stimolata dalla curiosità per nuove forme d’arte come l’acquaforte.

Le sue opere ci appaiono come pezzi di vita che raccontano storie, sogni, amori e amicizie, e sono intrise della musica che ascolta durante la loro creazione.

Gli utili idioti del 2020

Nel corso degli anni, Eulalio ha sperimentato diversi stili e temi, mantenendo sempre un approccio positivo e ottimistico, tipico del suo carattere scherzoso. Le sue ispirazioni artistiche includono grandi nomi come Klimt, Schiele, Casorati, Guttuso, e altri, che si riflettono nella sua pittura figurativa arricchita da interpretazioni e decorazioni personali.

La mostra “Viò. Eulalio Viola 50 anni di pittura” è quindi un’opportunità per il pubblico di avvicinarsi all’universo personale e artistico di Eulalio, di apprezzare il cammino di un artista che ha vissuto la sua passione con integrità e gioia, e di essere testimoni del legame profondo e intimo che ha con la sua arte.

Di seguito le domande che abbiamo posto al maestro nel corso dell’intervista che ci ha concesso.

Bandiere del Tibet del 2016

Domanda: Durante i 50 anni della tua carriera artistica, come descriveresti l’evoluzione del tuo stile e le principali influenze che hanno modellato il tuo percorso creativo?

Risposta: Ho iniziato a disegnare a dodici – tredici anni. In famiglia non c’è mai stato nessuno con una tale predisposizione per cui è nata così, da sola. Penso di aver fatto il primo dipinto a olio da autodidatta a 17 anni e, fino a 22 anni non ho mai preso alcuna lezione, né di disegno, né di pittura. Ma ero in grado di fare i ritratti e, posso dire, che me la cavavo piuttosto bene. A 22 anni inizio a frequentare lo studio di Adriano Fossà, quello che per me sarà il mio “Maestro”. Da lui imparo la copia dal vero e la tecnica degli smalti, ma soprattutto una visione artistica della pittura. Dopo circa due anni, uscendo dal lavoro (lavoravo in banca in centro a Milano), mi iscrivo al corso di nudo serale dell’Accademia di Brera. Dopo un paio di mesi, mi iscrivo anche al primo Liceo Artistico serale di Milano, l’Istituto Hayez. Quindi, la mattina esco di casa alle 7,30 e rientro alle 22.30, sposato e con 1 figlio. E la domenica mattina continuo a frequentare lo studio di Fossà. Da ragazzo ero affascinato da Dalì, da Picasso (periodo blu e rosa) e da De Chirico, oltre che dai classici del Rinascimento verso cui nutrivo, e nutro, una profondissima sproporzione. Col passare degli anni, mi sono innamorato della pittura di Schiele, Klimt, Guttuso, Casorati, Giotto e, naturalmente del mio “Maestro” Adriano Fossà. Ho cercato, nel tempo, di ispirarmi a loro sforzandomi di non cadere in uno sterile copia/incolla, cercando di trovare una mia strada. Operazione non facile! Lasciandomi provocare e stupire dalla realtà di tutti i giorni, sono riuscito a creare qualcosa di accettabile al mio giudizio molto severo. Vivo comunque, con fatica, la sproporzione con questi artisti e spesso questo mi blocca. A volte mi ripeto che non sono capace di dipingere e, spesso, mi ritrovo all’inattività di settimane. Poi riprendo coraggio, mi dico che faccio quello che posso e quello che mi sento di fare, e riparto. Nel 1984, mi pare, dopo aver intrapreso una nuova attività lavorativa in proprio, con l’arrivo del secondo figlio e la sopraggiunta passione per la montagna e l’alpinismo, smetto di creare. Zero quadri, zero disegni, per 30 anni. Però continuo a visitare le mostre d’arte e la Biennale di Venezia. Poi, piano piano, si manifesta questo prurito a cui non so resistere e…. riparto. Dal 2010 avrò fatto circa 300 opere, tra dipinti e disegni. Ed eccomi qua alla mia prima vera mostra!

Domanda: Nei tuoi lavori prediligi i temi positivi che trasmettono serenità e gioia. C’è una ragione specifica per questa scelta e come si riflette nella selezione dei soggetti dei tuoi dipinti?

Risposta: Il mio spirito positivo e scherzoso, mi porta a trasmettere le stesse emozioni. Ogni momento sprecato in negatività, depressione e arrabbiature inutili, lo giudico tempo perso, speso male che, oltre tutto, condiziona. Certamente esistono i problemi, non vivo tra le nuvole o in una bolla di sapone. Ma i momenti belli, anche nelle più piccole cose, voglio viverli intensamente, non darli per scontati. Il mio essere si alimenta di questa positività. Questo, mi porta automaticamente a trasmetterlo anche agli altri, a partire dalla mia famiglia.

Il vassoio del 2022

Domanda: Avendo ricominciato a dipingere dopo un periodo di inattività, hai riscontrato difficoltà nel riprendere la pratica artistica o è stato un processo naturale? 

Risposta: Mi sono meravigliato, quando ho ripreso, che non avessi perso nulla. Soprattutto quando ho iniziato a fare cose impegnative. Certamente 30 anni di fermo hanno avuto il loro peso però mi sono scoperto una maturità artistica inaspettata, inconcepibile con la lunga inattività. È come se, mentalmente, mi fossi sempre allenato. Sì, perché, comunque, avevo sempre in testa questa creatività che lavorava senza rendermene conto. È come se avessi incamerato e messo tutto da parte da tirare fuori al momento giusto. Pur rendendomi conto che il tempo passava e non creavo. Parlo di maturità perché, visti i risultati, mi sono reso conto che stavo facendo opere che in passato non avrei immaginato di poter fare. Questa maturità aveva prevalso sull’inattività, relativa, perché mentalmente produceva. A volte mi domando cosa sarebbe venuto fuori senza questa lunga sosta. Mi rispondo che, forse, in termini di risultato, non sarebbe cambiato nulla. Al massimo avrei impiegato meno a realizzare un ritratto ma il risultato sarebbe stato lo stesso. O magari no.

Domanda: Quanto della tua vita personale si riflette nelle tue opere? Potresti condividere come specifici eventi o persone hanno influenzato particolari quadri?

Risposta: Alcuni quadri della mostra sono accompagnati da una spiegazione, per me doverosa da trasmettere. Spesso parlo del rapporto con mia moglie, con la famiglia, con gli amici, con la montagna, con Venezia … con la fede.

Posso farcela del 2020

Domanda: Qual è il tuo rituale o processo che segui quando inizi un nuovo quadro? Hai abitudini particolari o condizioni che prediligi per massimizzare il tuo flusso creativo?

Risposta: Attualmente, pur essendo in pensione, continuo a lavorare 8/9 ore al giorno nel dare una mano ai miei figli nelle loro attività che mi comporta un tempo limitato da dedicare alla pittura che svolgo la sera dopo cena o nei pomeriggi di sabato e domenica. Questo vuol dire che, arrivando a casa stanco, spesso non ho la forza o lo spirito giusto per creare. La stanchezza mentale mi è di ostacolo nella creatività. Però, ad un certo punto, stanco o non stanco, scatta la molla, il prurito, e parto arrivando, certe volte che sono particolarmente carico, ad iniziare 2 o 3 quadri diversi contemporaneamente. I quadri li completo in 2 o 3 step o, in quelli impegnativi, anche in decine di passaggi. Sicuramente dalla musica ricevo una carica supplementare.

Domanda: C’è un’opera che consideri particolarmente vicina al tuo cuore o che rappresenta un capitolo importante della tua vita? Potresti raccontarci la storia dietro a quella creazione?

Risposta: Sono varie le opere vicine al mio cuore ma penso che “il volo” incarni a pieno il mio essere uomo, marito, padre e artista. L’idea è nata ispirandomi al quadro di Chagall “la passeggiata” dove l’artista tiene per mano sua moglie Bell che sta volando. Nel mio quadro le parti si invertono. Sono io che volo, preso dai miei sogni e dalla mia creatività e mia moglie, più pratica e razionale, che mi lascia volare, ma fino ad una certa altezza. Mi riporta comunque alla realtà, pur lasciandomi sognare. Sono presenti anche i figli in una fotografia sotto la firma, la nostra micia che incarna la doppia personalità (libertà e affezione) ed i fiori che rappresentano la bellezza ma, anche, la caducità della vita. Il quadro di Chagall lo avevo visto dal vero con mia moglie circa 20 anni fa in una mostra a Ferrara e mi aveva colpito ed affascinato subito. Ma era rimasto lì, nella mia mente, apparentemente fermo. Poi, un giorno, è scattata la molla, è arrivato il prurito e mi è venuta l’idea di creare qualcosa che, partendo da quel quadro, parlasse di me, con le mie capacità e la mia visione artistica. Ispirandomi sì, ma con la mia testa.

Il volo

Domanda: Come ritieni che le esperienze della tua vita abbiano influenzato il tuo sviluppo come artista? Ci sono stati eventi o momenti che consideri di svolta nella tua espressione artistica?

Risposta: Sicuramente l’esperienza di marito, padre, l’esperienza degli amici, hanno influenzato la mia crescita artistica. Soprattutto negli ultimi anni. C’è stato un momento particolarmente difficile della mia vita che mi ha fatto scoprire come i valori in cui credo siano stati una svolta importante sia umanamente che artisticamente. E questo è venuto fuori spontaneamente in diversi quadri. 

Prima di concludere, voglio esprimere la mia profonda gratitudine nei confronti degli amici Claudio Mattiolo e Roberto Guala, pilastri fondamentali senza i quali non mi sarei mai avventurato in questa straordinaria impresa. Un ringraziamento speciale va anche a Giuseppe Frangi, il cui ruolo di curatore della mostra è stato cruciale nel conferire forma e significato alle opere esposte.