fbpx
Categorie
Lo scrittore artigiano News

Incontro con i ragazzi del Fedi Fermi di Pistoia

Bruno, Giorgio, Francesco, Marco, Niccolò, Manuel, Alessandro, Gianluca, Pietro, Tommaso, Enea più due Matteo e due Lorenzo: sono i ragazzi della seconda classe sezione MB dell’Istituto Tecnico Tecnologico Statale Silvano Fedi Enrico Fermi di Pistoia che sabato 7 Ottobre mi hanno rivolto domande (loro in classe, io davanti al mio MAC nello studio) dopo che la loro insegnante di Lettere, Nada Macerola, durante l’estate aveva fatto leggere alla classe il mio romanzo storico “L’indagine che cambiò la vita di Marco Claudio Acuto, cittadino dell’Impero Romano”. 

Sono stati novanta minuti intensi che mi hanno lasciato soddisfatto da diversi punti di vista. 

Come autore, credo che non ci sia cosa più bella che incontrare un gruppo di persone che, dopo aver letto il tuo libro, ti pongono domande, chiedono di dissipare dubbi e curiosità o conoscere i segreti della tua scrittura.

Se poi questo gruppo di persone è rappresentato da quindicenni, il cui (quasi unico) pensiero, dopo la scuola, è rivolto al calcio e al loro smartphone, beh, devo dire che vederli in classe attenti e in silenzio ad ascoltarmi, interessati alle mie risposte, mi ha molto colpito.

Come mi hanno stupito le loro domande, mai banali e anzi rivelatrici di un interesse vero e profondo al significato che ho voluto trasmettere, attraverso le parole, nel libro. Alcune le riporto qui di seguito.

  • Nel racconto si parla molto di Gesù. Lei crede che sia veramente esistito e tutto quello che ci è pervenuto sulla Sua storia sia vero?
  • Com’è nata la sua passione per la scrittura?
  • Scrivere un libro, significa entrare nel mondo della scrittura. Quali difficoltà ha incontrato nello scrivere questa storia?
  • Come e dove trova l’ispirazione per scrivere?

Quando ho deciso di scrivere la storia di Marco Claudio Acuto, se mi avessero chiesto per chi la stavo scrivendo, oltre che per me stesso, avrei risposto per ragazzi come questi.

L’incontro con quella classe ha confermato che la mia intuizione di scrivere una storia ambientata ai tempi di Gesù in Palestina, poteva essere l’occasione per approfondire alcune tematiche riguardanti il senso della vita, il significato del perché siamo al mondo e quale destino ci attende. Domande alle quali, tutti noi, siamo stati chiamati e lo siamo tuttora, a dare una risposta, specialmente dopo quanto sta accadendo proprio in queste ore, sotto i nostri occhi, in quel lembo di terra così piccolo ma così importante per la storia dell’umanità.

Un ringraziamento speciale va alla professoressa Nada Macerola che, oltre ad aver dato fiducia al mio romanzo, forse perché scrittrice lei stessa, ha pensato di coinvolgere la sua classe, proponendone la lettura estiva e la ripresa e discussione al rientro a scuola a settembre. L’incontro con l’autore un sabato mattina di ottobre ha chiuso il cerchio.

Nell’interazione con questi giovani lettori, ho meglio compreso la verità delle parole di Gabriel García Márquez: “Quello che conta in un libro sono le cose che si leggono tra le righe.” Ogni domanda, ogni riflessione da parte degli studenti, mi ha rivelato le profondità nascoste nel mio testo, dimostrando che la vera magia di una storia risiede non solo in ciò che è scritto, ma anche in ciò che risuona nell’anima del lettore.

E ricevere questo riscontro, per uno scrittore, è forse la soddisfazione più bella.