fbpx
Categorie
Lo scrittore artigiano News

Paolo Fabbro, il pittore della luce

La giornata del 18 novembre 2023 ha segnato il culmine del percorso editoriale del libro “Paolo Fabbro, il pittore della luce”, un progetto nato un anno fa e giunto alla sua celebrazione con la presentazione presso la Biblioteca di Bollate. L’emozione che ho provato nel vedere la sala gremita di un pubblico attento e partecipe ha rinnovato in me la convinzione che l’arte e la cultura mantengano un posto vitale nell’interesse collettivo, e che sia nostro dovere perpetuare il dialogo su tali tematiche.

La presentazione si è distinta per un momento di eccezionale condivisione culturale, grazie anche alla presenza di Rachele Brognoli, docente di Storia dell’Arte nei Licei, la cui analisi ha brillantemente contestualizzato l’arte di Fabbro nel tessuto storico e artistico, elevando la sua statura nel panorama dell’arte contemporanea.

Nella redazione di questo volume, mi sono proposto di ritrarre non soltanto l’arte, ma anche l’esistenza di Paolo Fabbro. La sua vita si dipana come un’esemplare narrazione di tenacia, resilienza e impegno verso la propria arte, elementi che spero possano vibrare in modo particolare tra le corde dei giovani. Ho adottato nella scrittura quello che io chiamo il metodo “artigianale”, improntato al lavoro meticoloso e appassionato, per dare vita a un’opera che mi appagasse come scrittore e che al tempo stesso onorasse la complessità del suo soggetto.

Vorrei esprimere sincera riconoscenza verso Youcanprint, editore leader nel self-publishing in Italia, che ha sostenuto con fiducia il mio intento di portare al pubblico la storia di Fabbro, dimostrandosi un alleato insostituibile per noi autori.

Il mio desiderio più ardente è che “Paolo Fabbro, il pittore della luce” tocchi il cuore di un’ampia platea, specialmente quella giovane. L’esistenza di Fabbro si erge a testimonianza che ardore e perseveranza sono le chiavi per superare ogni sfida, un inno all’ispirazione per coloro che si trovano ad affrontare scelte di vita rilevanti, e che forse, grazie a questo libro, potranno orientarsi verso decisioni più sagge.

Il cammino per dar vita a “Paolo Fabbro, il pittore della luce” si è rivelato un’appagante avventura di scrittura e di esplorazione artistica. Quest’opera rappresenta il mio tributo ad un pittore eccezionale e vuole lanciare un appello al coraggio e alla determinazione nel perseguire i propri sogni.

Qui di seguito il testo che ho scritto e letto come introduzione all’evento di ieri mattina:

“Signore e signori, buongiorno.

In questa giornata, sotto la luce soffusa di questa sala, un luogo che oggi diventa testimone di storie e di sogni, desidero condividere con voi tre riflessioni, tre tappe di un viaggio che, come ogni viaggio, ha avuto i suoi incroci, le sue pause, le sue accelerazioni.

La prima riflessione riguarda una domanda che molti di voi mi hanno posto, una domanda che si annida nei corridoi della curiosità: come ho fatto a convincere il maestro Paolo Fabbro a intraprendere questo progetto, a lasciarsi raccontare in un libro? La risposta è semplice e complessa allo stesso tempo. Gli ho proposto un accordo, un patto che aveva la bellezza della libertà: avrebbe potuto, in qualsiasi momento, decidere di non proseguire. Se avesse scelto di fermarsi, questo libro non avrebbe mai visto la luce, sarebbe rimasto un sogno, un’idea sospesa nel tempo. Ma il maestro ha scelto di camminare con me in questo percorso, un percorso fatto di parole, di ricordi, di colori.

La seconda riflessione vi porta dentro le pagine di questo libro. Non è solo la vita di Paolo Fabbro che scorre tra queste righe, ma è un viaggio nella storia di Bollate, nella storia dell’Italia. Dagli anni ’50 ad oggi, ogni pagina è un passo in un viaggio attraverso il tempo, un viaggio che ci mostra come la vita personale di un uomo si intrecci con la storia di una comunità, di una città. È un racconto che va oltre la biografia, è un affresco di un’epoca, di cambiamenti, di evoluzioni, di rivoluzioni silenziose che hanno modellato il nostro presente.

E ora, la terza riflessione, forse la più personale, la più intima. Tre anni fa, in una giornata simile a questa, ero in un letto d’ospedale, e stavo lottando contro il covid. Steso su una barella, con il casco dell’ossigeno come unico compagno, guardavo il soffitto bianco, ascoltavo i suoni ovattati del reparto, pensavo alla vita, alla sua fragilità, alla sua forza. Quell’esperienza mi ha cambiato, mi ha insegnato il valore del tempo, la preziosità di ogni istante. E oggi, qui con voi, sento la gioia profonda di essere ancora qui, di poter condividere storie, emozioni, ricordi. Questo libro, che tengo tra le mani, è più di un insieme di pagine: è un simbolo di resilienza, di rinascita, di vita che va avanti nonostante tutto.

Questo libro parla di Paolo Fabbro, sì, ma parla anche di ognuno di noi, delle nostre lotte, delle nostre vittorie, delle nostre sconfitte. È bello perché racconta di una persona speciale, un uomo che ha saputo guardare il mondo con occhi diversi, che ha saputo trasformare la tela bianca della vita in un’opera d’arte. E se oggi posso dire che sono fiero di questo lavoro, non è per la mia scrittura, ma per la storia che essa racconta, per la vita che essa cattura.

In conclusione, vorrei ringraziare ognuno di voi per essere qui oggi. La vostra presenza rende questo momento ancora più speciale, ancora più significativo. Grazie per aver scelto di condividere con me, con noi, questo pezzo di viaggio. Buona lettura e buon viaggio nelle pagine di questa storia, nella storia di Paolo Fabbro, nella storia di tutti noi.

Grazie.”

Categorie
Lo scrittore artigiano News

Incontro con i ragazzi del Fedi Fermi di Pistoia

Bruno, Giorgio, Francesco, Marco, Niccolò, Manuel, Alessandro, Gianluca, Pietro, Tommaso, Enea più due Matteo e due Lorenzo: sono i ragazzi della seconda classe sezione MB dell’Istituto Tecnico Tecnologico Statale Silvano Fedi Enrico Fermi di Pistoia che sabato 7 Ottobre mi hanno rivolto domande (loro in classe, io davanti al mio MAC nello studio) dopo che la loro insegnante di Lettere, Nada Macerola, durante l’estate aveva fatto leggere alla classe il mio romanzo storico “L’indagine che cambiò la vita di Marco Claudio Acuto, cittadino dell’Impero Romano”. 

Sono stati novanta minuti intensi che mi hanno lasciato soddisfatto da diversi punti di vista. 

Come autore, credo che non ci sia cosa più bella che incontrare un gruppo di persone che, dopo aver letto il tuo libro, ti pongono domande, chiedono di dissipare dubbi e curiosità o conoscere i segreti della tua scrittura.

Se poi questo gruppo di persone è rappresentato da quindicenni, il cui (quasi unico) pensiero, dopo la scuola, è rivolto al calcio e al loro smartphone, beh, devo dire che vederli in classe attenti e in silenzio ad ascoltarmi, interessati alle mie risposte, mi ha molto colpito.

Come mi hanno stupito le loro domande, mai banali e anzi rivelatrici di un interesse vero e profondo al significato che ho voluto trasmettere, attraverso le parole, nel libro. Alcune le riporto qui di seguito.

  • Nel racconto si parla molto di Gesù. Lei crede che sia veramente esistito e tutto quello che ci è pervenuto sulla Sua storia sia vero?
  • Com’è nata la sua passione per la scrittura?
  • Scrivere un libro, significa entrare nel mondo della scrittura. Quali difficoltà ha incontrato nello scrivere questa storia?
  • Come e dove trova l’ispirazione per scrivere?

Quando ho deciso di scrivere la storia di Marco Claudio Acuto, se mi avessero chiesto per chi la stavo scrivendo, oltre che per me stesso, avrei risposto per ragazzi come questi.

L’incontro con quella classe ha confermato che la mia intuizione di scrivere una storia ambientata ai tempi di Gesù in Palestina, poteva essere l’occasione per approfondire alcune tematiche riguardanti il senso della vita, il significato del perché siamo al mondo e quale destino ci attende. Domande alle quali, tutti noi, siamo stati chiamati e lo siamo tuttora, a dare una risposta, specialmente dopo quanto sta accadendo proprio in queste ore, sotto i nostri occhi, in quel lembo di terra così piccolo ma così importante per la storia dell’umanità.

Un ringraziamento speciale va alla professoressa Nada Macerola che, oltre ad aver dato fiducia al mio romanzo, forse perché scrittrice lei stessa, ha pensato di coinvolgere la sua classe, proponendone la lettura estiva e la ripresa e discussione al rientro a scuola a settembre. L’incontro con l’autore un sabato mattina di ottobre ha chiuso il cerchio.

Nell’interazione con questi giovani lettori, ho meglio compreso la verità delle parole di Gabriel García Márquez: “Quello che conta in un libro sono le cose che si leggono tra le righe.” Ogni domanda, ogni riflessione da parte degli studenti, mi ha rivelato le profondità nascoste nel mio testo, dimostrando che la vera magia di una storia risiede non solo in ciò che è scritto, ma anche in ciò che risuona nell’anima del lettore.

E ricevere questo riscontro, per uno scrittore, è forse la soddisfazione più bella.

Categorie
News

Il Meeting di Rimini: non solo un evento, ma un’esperienza di vita

A prima vista, il Meeting di Rimini potrebbe sembrare soltanto un altro appuntamento nel fitto calendario di manifestazioni che accompagnano l’estate degli italiani, ma osservando attentamente, si capisce che è un microcosmo di universi in divenire, dove quattro pilastri sostengono una struttura imponente, fatta di umanità e di cultura, di desiderio e di amicizia.

Il primo pilastro è forgiato dall’entusiasmo e dal sacrificio dei volontari. Oltre 3.000 quest’anno, più della metà al di sotto dei trent’anni: senza di loro, il Meeting sarebbe come un libro senza parole, una tela senza colore, semplicemente non esisterebbe.

Il secondo pilastro è l’attrattiva generata dell’evento. Da oltre quarant’anni, il Meeting è un luogo, forse unico al mondo, dove si possono incontrare e ascoltare personalità del pensiero, della politica, delle religioni, della scienza e dell’arte. Un piccolo Pantheon vivente in riva all’Adriatico. 

Ricordo solo alcuni dei personaggi che ho avuto l’onore e il piacere di incontrare al Meeting: Izzeldin Abuelaish presente all’edizione del  2012. Conosciuto come “the Gaza Doctor” è un medico palestinese che ha dedicato la sua vita alla pace nel conflitto tra Israele e Palestina. Nato e cresciuto nel campo profughi di Jabalia nella Striscia di Gaza, il dott. Abuelaish ha superato molte difficoltà personali, incluse la povertà e la violenza, fino a diventare uno dei più convinti, amati e importanti ricercatori, educatori e relatori pubblici sulla pace e lo sviluppo nel Medio Oriente. La sua dottrina personale è che l’odio non è una risposta alla guerra. Piuttosto, aperte le comunicazioni, comprensione e compassione sono gli strumenti per costruire un ponte tra gli interessi Israeliani e Palestinesi. Bill Congdon, straordinario pittore statunitense, intervenuto al Meeting nel 1992.  Lo scienziato del linguaggio Noam Chomsky  ospite nel 2015. Staffan de Mistura che ha partecipato a sette edizioni del Meeting. Il Vescovo Javier Rodriguez Echevarrìa al Meeting nel 2014. Sempre al Meeting ho conosciuto il filosofo Fabrice Hadjadj che vanta sette presenze e che incanta con le sue riflessioni la platea che ha di fronte. E come non ricordare il grandissimo educatore Franco Nembrini presente a quindici edizioni del Meeting, l’astronauta Paolo Nespoli intervenuto a due Meeting, il fotografo Chris Niedenthal che nel 2010 ci ha mostrato le foto scattate a Danzica nel 1980. Indelebili i ricordi sia della testimonianza di suor Rosemary Nyirumbe nel 2017 sia le cinque partecipazioni di Mons. Pierbattista Pizzaballa, Patriarca Latino di Gerusalemme. Lo scrittore Chaim Potok partecipò all’edizione del 1999 intervistato da Luca Doninelli mentre Eric – Emmanuel SchMitt a quella del 2022. Termino questo brevissimo elenco di personaggi che mi sono rimasti impressi, tra le migliaia di ospiti che ha avuto sin qui il Meeting, ricordando due persone eccezionali: il giornalista irlandese John Waters e la scrittrice argentina Veronica Cantero Burroni la cui commovente testimonianza rimarrà per sempre impressa nella mia mente.

Il terzo pilastro, la libertà, è intimamente legato al secondo, l’attrattiva. È proprio questa libertà che dona vitalità e universalità al Meeting, trasformandolo in un palcoscenico aperto dove idee di ogni sorta possono incontrarsi, dialogare e farsi conoscere al vasto pubblico. Al Meeting, l’aria è impregnata di una sorta di libertà raramente avvertibile nei luoghi della nostra vita di tutti i giorni.

In conclusione, il quarto pilastro agisce come sintesi dei primi tre, e trova la sua essenza nella gratuità. Quest’ultima incarna il valore più autentico dell’intera manifestazione: l’arte di donare senza attendersi nulla in ritorno. Gli organizzatori del Meeting, i volontari, i partecipanti tutti frequentano il Meeting per l’Amicizia tra i Popoli mossi dal desiderio di compimento della propria vita che, durante la preparazione del Meeting e durante il suo svolgimento, vedono realizzarsi.

In un contesto culturale profondamente mutato dal suo inizio, il Meeting di Rimini non ha perso il suo richiamo universale. Ogni anno, attira una folla eterogenea composta da giovani, famiglie, donne e uomini che decidono di trascorrere parte delle loro ferie o del loro tempo libero in questo contesto vivace. Tra mostre d’arte, dibattiti intellettuali, banchetti gastronomici, angoli dedicati ai libri e agli autori, e spazi in cui i più giovani possono sfidarsi in giochi di calcio e basket, il Meeting offre una varietà d’esperienze. Nel Villaggio Ragazzi, infine, i più piccoli scoprono il piacere dell’apprendimento creativo, dall’arte alla scrittura, in compagnia di adulti appassionati.

Mi rendo conto quanto possa essere complesso descrivere l’essenza del Meeting a chi non ha mai avuto l’opportunità di parteciparvi, neppure per qualche ora. Tuttavia, permettetemi di offrirvi un breve riassunto delle esperienze che mi hanno particolarmente impressionato nell’ultima edizione. Una conferenza entusiasmante intitolata “Il potere degli algoritmi – L’uomo e la sfida dell’intelligenza artificiale” ha visto come protagonisti Paolo Benanti e Nello Cristianini. Contrariamente all’apparenza, l’argomento della seconda conferenza che desidero menzionare, “L’appiattimento del mondo e la domanda di verità” con Adrien Candiard e Olivier Roy, era collegato in modo sottile alla prima. La terza discussione interessante ha avuto luogo tra Giuseppe Pezzini e Don Paolo Prosperi, che hanno esplorato “La missione di Frodo: individuo e compagnia nel Signore degli Anelli“, a cinquant’anni dalla scomparsa di Tolkien. Inoltre, non posso omettere l’emozionante momento durante l’incontro “Aldo Moro, I giovani e noi: un’amicizia viva“, con partecipanti come Saverio Allevato, Agostino Giovagnoli, Angelo Picariello, Salvatore Taormina e Agnese Moro. La figlia del defunto statista ha toccato il cuore dell’auditorio con le sue memorie sull’infanzia, l’adolescenza e la giovinezza vissute con suo padre, ucciso quando lei aveva solo venticinque anni.

Oltre ai dibattiti, ho avuto modo di visitare diverse mostre interessanti. Tra queste, vorrei sottolineare “Azer, l’Impronta di Dio. Un monastero nel cuore della Siria” e “Il Medico del Popolo. Vita e opera di José Gregorio Hernandez“. La prima offre una visione di speranza per la tormentata regione del Medio Oriente, mentre la seconda mi ha fatto scoprire la vita di un medico ora beatificato, che mi era completamente sconosciuto. Le mostre curate dal Meeting hanno quasi sempre questa caratteristica: suscitare curiosità, stimolare l’immaginazione, aprire il cuore verso nuovi orizzonti, rinsaldare la fiducia nell’opera di un Altro che ti sostiene e ti accompagna nelle fatiche quotidiane.

Per chi non ha mai frequentato il Meeting, parlarne è quasi come descrivere un colore a un non vedente. Questo evento è un’esperienza più che un semplice luogo di incontro. È una celebrazione dell’umano, un viaggio attraverso quel desiderio inesauribile di bellezza, serenità e pace che, credo, alberghi in ognuno di noi. E a volte, tutto ciò che ci serve è una giornata a Rimini per capirlo.

Così, quando il sipario si chiude e la luce si attenua, il Meeting di Rimini non finisce, ma continua a vivere nei cuori di coloro che l’hanno vissuto, come un’eco lunga e profonda. E se non ci siete mai stati, magari l’anno prossimo potrebbe essere la vostra occasione.

La 45° edizione del Meeting per l’amicizia fra i popoli si terrà dal 20 al 25 agosto 2024 nella Fiera di Rimini con il titolo, tratto dal romanzo “Il passeggero” del romanziere statunitense Cormac McCarthy, recentemente scomparso: “Se non siamo alla ricerca dell’essenziale, allora cosa cerchiamo?”

Una domanda per tutti.

Categorie
News

La Governance dell’Intelligenza Superiore

Chi mi conosce sa che da alcuni mesi mi sono appassionato al tema dell’intelligenza artificiale. È un argomento di grande attualità e oggi voglio affrontare anch’io la questione partendo da un articolo scritto dai fondatori di Open AI Sam Altman, Greg Brockman e Ilya Sutskever pubblicato il 22 maggio 2023 sul sito della società.

Cliccando questo link potete leggere l’articolo pubblicato in lingua inglese, mentre se proseguite la lettura del post troverete la traduzione in italiano. Al termine dell’articolo le mie riflessioni in merito.

Governance dell’intelligenza superiore

“È ora il momento opportuno per cominciare a pensare alla governance dell’intelligenza superiore, ossia dei futuri sistemi di intelligenza artificiale (IA) che saranno nettamente più capaci anche rispetto all’IA generale (AGI).

Sicurezza e allineamento.

Dall’attuale quadro che osserviamo, è concepibile che entro i prossimi dieci anni i sistemi di intelligenza artificiale supereranno il livello di competenza degli esperti in molti ambiti e svolgeranno un’attività produttiva paragonabile a quella delle più grandi aziende attuali.

In termini di vantaggi e svantaggi potenziali, l’intelligenza superiore sarà più potente rispetto ad altre tecnologie con cui l’umanità ha dovuto confrontarsi in passato. Possiamo avere un futuro decisamente più prospero, ma dobbiamo gestire il rischio per arrivarci. Dato il rischio esistenziale possibile, non possiamo limitarci a reagire. L’energia nucleare è un esempio storico comunemente usato di una tecnologia con questa proprietà; un altro esempio è la biologia sintetica.

Dobbiamo mitigare i rischi dell’attuale tecnologia dell’IA, ma l’intelligenza superiore richiederà un trattamento e una coordinazione speciali.

Un punto di partenza.

Ci sono molte idee che sono importanti affinché abbiamo una buona possibilità di navigare con successo in questa evoluzione; qui presentiamo le nostre prime riflessioni su tre di esse.

Innanzitutto, abbiamo bisogno di un certo grado di coordinazione tra gli sforzi di sviluppo più avanzati per garantire che lo sviluppo dell’intelligenza superiore avvenga in modo tale da garantire la sicurezza e agevolare l’integrazione di questi sistemi nella società. Ci sono molte modalità con cui ciò potrebbe essere implementato; i principali governi del mondo potrebbero creare un progetto a cui molti sforzi attuali si uniscano, oppure potremmo concordare collettivamente (con il supporto di un’organizzazione nuova come quella suggerita di seguito) che il tasso di crescita delle capacità dell’IA al confine sia limitato a un certo tasso annuo.

E, naturalmente, le singole aziende dovrebbero essere tenute a un livello estremamente elevato di responsabilità.

In secondo luogo, probabilmente alla fine avremo bisogno di qualcosa simile all’IAEA per gli sforzi relativi all’intelligenza superiore; ogni sforzo che superi una certa soglia di capacità (o risorse come la potenza di calcolo) dovrà essere sottoposto all’autorità di un organismo internazionale in grado di ispezionare i sistemi, richiedere audit, verificare la conformità agli standard di sicurezza, imporre restrizioni sui gradi di implementazione e i livelli di sicurezza, ecc.

Il monitoraggio dell’utilizzo della potenza di calcolo e dell’energia potrebbe essere un valido strumento e darci la speranza che questa idea possa effettivamente essere attuabile. Come primo passo, le aziende potrebbero accordarsi volontariamente per iniziare a implementare elementi di ciò che potrebbe un giorno essere richiesto da un tale organismo, e come secondo passo, singoli paesi potrebbero attuarlo. Sarebbe importante che un tale organismo si concentri sulla riduzione del rischio esistenziale e non su questioni che dovrebbero essere lasciate ai singoli paesi, come ad esempio definire ciò che un’intelligenza artificiale dovrebbe essere autorizzata a dire.

In terzo luogo, abbiamo bisogno della capacità tecnica di rendere sicura un’intelligenza superiore. Questa è una questione di ricerca aperta su cui noi e altri stiamo dedicando molto impegno.

Ciò che non è incluso nel campo d’azione.

Riteniamo importante consentire alle aziende e ai progetti open source di sviluppare modelli al di sotto di una soglia significativa di capacità senza la regolamentazione che descriviamo qui (inclusi meccanismi onerosi come licenze o audit).

I sistemi attuali creeranno un valore enorme nel mondo e, sebbene comportino dei rischi, il livello di tali rischi sembra proporzionato ad altre tecnologie Internet e le possibili approcci della società sembrano appropriati.

Al contrario, i sistemi di cui ci preoccupiamo avranno un potere oltre ogni altra tecnologia finora creata, e dovremmo fare attenzione a non diluire la loro importanza applicando gli stessi standard a tecnologie molto al di sotto di questa soglia.

Coinvolgimento pubblico e potenziale.

Tuttavia, la governance dei sistemi più potenti, così come le decisioni riguardanti la loro implementazione, devono essere sottoposte a un forte controllo pubblico. Crediamo che le persone di tutto il mondo dovrebbero decidere democraticamente i limiti e i parametri predefiniti per i sistemi di intelligenza artificiale. Non sappiamo ancora come progettare un meccanismo del genere, ma abbiamo intenzione di sperimentarne lo sviluppo. Continuiamo a pensare che, all’interno di questi ampi limiti, gli utenti individuali dovrebbero avere un grande controllo su come si comporta l’IA che utilizzano.

Date le sfide e le difficoltà, vale la pena considerare perché stiamo costruendo questa tecnologia in primo luogo.

Presso OpenAI, abbiamo due ragioni fondamentali. Primo, crediamo che porterà a un mondo molto migliore di quello che possiamo immaginare oggi (stiamo già vedendo esempi iniziali in settori come l’istruzione, il lavoro creativo e la produttività personale). Il mondo affronta molti problemi che avremo bisogno di aiuto maggiore per risolvere; questa tecnologia può migliorare le nostre società, e la capacità creativa di tutti nel utilizzare questi nuovi strumenti ci stupirà sicuramente. La crescita economica e l’aumento della qualità della vita saranno sorprendenti.

Secondo, riteniamo che sarebbe rischioso e difficile intuitivamente fermare la creazione di un’intelligenza superiore. Poiché i vantaggi sono così enormi, il costo per costruirla diminuisce ogni anno, il numero di attori che la costruiscono sta aumentando rapidamente ed è intrinsecamente parte del percorso tecnologico che stiamo seguendo, fermarla richiederebbe qualcosa come un regime di sorveglianza globale e persino questo non è garantito che funzioni. Quindi dobbiamo farlo nel modo giusto.”

Bene, se avete letto l’articolo in italiano, vi debbo subito dire che la traduzione è stata fatta da Chat GPT 3.5 in una manciata di secondi (con manciata intendo meno di 10 secondi).

Ho mantenuto volutamente la traduzione in italiano proposta da Chat GPT ben consapevole che in alcuni punti ci sono piccole sbavature, correggibili con un minimo sforzo, ma ho voluto lasciarle per farvi capire il livello già raggiunto da questo strumento. Sappiate che Chat GPT 4.0 sarà 20 volte superiore in termini di capacità generative per risolvere i quesiti che gli verranno proposti.

Che ve ne sembra?

Il mio pensiero attuale è che siamo di fronte ad una rivoluzione superiore a quelle che l’umanità ha vissuto in passato. Ci sono stati momenti nella storia in cui scoperte o invenzioni hanno fatto fare un balzo in avanti alle capacità tecniche dell’uomo che a loro volta hanno portato benefici in diversi ambiti: economico, sociale, sanitario, culturale. Penso all’invenzione dei caratteri di stampa, all’invenzione della pila, del motore a scoppio, della macchina fotografica, della dinamite, della bomba atomica, della plastica.

Tutte invenzioni che hanno cambiato e inciso profondamente sul nostro modo di vivere. Ma questa cosa qui, questa rivoluzione prodotta dall’intelligenza artificiale è diversa, perché va a toccare un elemento che è tipico dell’essere umano e lo contraddistingue in quanto essere vivente: l’intelligenza.

Ho chiesto a Chat GPT: Che definizione daresti all’intelligenza umana?

Questa è stata la risposta: “L’intelligenza umana può essere definita come la capacità di comprendere, apprendere, ragionare, adattarsi, risolvere problemi e applicare conoscenze in modo flessibile e creativo. È un insieme complesso di abilità cognitive, emotive e sociali che consente agli esseri umani di acquisire e utilizzare conoscenze, prendere decisioni, comunicare efficacemente, interagire con l’ambiente e perseguire obiettivi personali e collettivi. L’intelligenza umana si manifesta in una vasta gamma di attività, comprese le capacità linguistiche, il pensiero astratto, la memoria, la capacità di problem solving, l’apprendimento continuo, l’empatia e la consapevolezza di sé. È una caratteristica distintiva degli esseri umani che li differenzia da altre forme di intelligenza presenti nel regno animale.”

Quando dice “applicare conoscenze in modo flessibile e creativo” Chat GPT sta parlando di sé, perché queste cose già le può fare.

Allora, per terminare questa riflessione, la domanda provocatoria da porsi per me è questa: se l’essere creativo è proprio di un Essere Superiore, solo Dio è il Creativo per definizione e l’uomo lo è in quanto Sua immagine, che posto occuperanno le Intelligenze Artificiali di domani: il nostro o quello di un Essere Superiore?

Disegni creati da DallE2, Intelligenza Artificiale generatrice di immagini.