
Quando siamo tornati al Meeting con i nostri figli, dopo dieci anni di pausa, ci siamo chiesti se ce l’avremmo fatta.
Tutto quel movimento, gli incontri, la confusione…
E invece è stata una delle decisioni più belle che abbiamo preso.
Il Meeting non è pensato solo per gli adulti, o per chi “cerca risposte alte”. È uno spazio che abbraccia tutti, e questo lo si capisce subito appena si mette piede nel Villaggio Ragazzi.
Ogni anno, questo spazio si trasforma in un piccolo mondo dove i bambini possono scoprire, giocare, costruire, ridere, ascoltare storie — e senza nemmeno accorgersene, toccare qualcosa di grande.
Ricordo una mostra su Gaudí fatta per i più piccoli: tra colori, forme e costruzioni, i miei figli hanno intuito che la bellezza può nascere dalla fede e dalla creatività.
Oppure quella sui Cavalieri della Tavola Rotonda: tra giochi e racconti, si parlava di coraggio, amicizia, giustizia. Temi eterni, presentati in modo coinvolgente.
Non è intrattenimento fine a sé stesso. È un’esperienza che educa senza pesare, che lascia tracce.
Ogni giorno i nostri figli tornavano con occhi pieni di novità. E noi con loro.
Ma il bello del Meeting in famiglia non è solo nel programma. È nella vita che si respira insieme: si mangia seduti su una panchina, si corre da un padiglione all’altro, si fa la fila per una mostra, si incontra gente che parla con i tuoi figli come fossero amici.
È una scuola di apertura, di stupore, di ascolto.
E ogni volta che torniamo a casa, ci scopriamo più uniti. Perché il Meeting è anche questo: una settimana in cui, senza quasi volerlo, ci si ritrova come famiglia.
Per me, è diventato un appuntamento irrinunciabile, anche per loro. Anche se adesso sono cresciuti. Perché si rimane sempre genitori, come si rimane sempre figli.
E il bello è che ogni anno scopriamo qualcosa di nuovo — dentro e fuori di noi.